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Cosa prevede la riforma del catasto

Da alcuni mesi si parla sempre più spesso della riforma del catasto, che ha come obiettivo la modernizzazione di criteri, parametri di rilevazione e mappatura degli immobili.

Un timore molto diffuso riguarda l'adeguamento dei valori catastali ai prezzi di mercato.
Il nuovo sistema di calcolo delle rendite basato sul numero di vani e non più sui metri quadri, potrebbe far lievitare le tasse (IMU, TARI, imposta di registro e di successione) e i redditi patrimoniali, anche ai fini del calcolo ISEE.

La rendita di mercato potrebbe, inoltre, incrementare l’IRPEF degli immobili sfitti nel Comune della prima casa.

Il monitoraggio degli immobili dovrebbe concludersi entro il 2026, e a partire dal 1 gennaio 2026 dovrebbe partire un nuovo sistema di mappatura degli immobili con strumenti moderni messi a disposizione di Comuni e Agenzia delle Entrate.

Con l’articolo 6 della delega fiscale a ciascuna unità immobiliare sarà assegnato un valore patrimoniale e una rendita attualizzata ai valori di mercato, periodicamente adeguati.

Riforma del catasto: Per il momento Niente aumento delle tasse

Per il momento però la nuova classificazione degli immobili nel Catasto non prevederebbe l’aumento delle tasse sulla casa.

Non ci sarà quindi, nessun aumento delle imposte a seguito della revisione delle rendite attribuite agli immobili sul territorio nazionale. 

La riforma del catasto ha come obiettivo principale la modernizzazione degli strumenti e dei criteri di rilevazione per identificare e stanare grossi illeciti e abusi edilizi, far censire terreni agricoli edificabili/non edificabili, e far emergere oltre un milione di immobili fantasma ancora non accatastati.

La revisione degli estimi seguirà meccanismi di compensazione sui coefficienti di moltiplicazione per il calcolo IMU, ciò garantirà il mantenimento dell’attuale tassazione.